Romanzi by Hesse Hermann

Romanzi by Hesse Hermann

autore:Hesse Hermann [Hermann, Hesse]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-04-19T16:00:00+00:00


Capitolo ottavo

Al mio ritorno fui accolto dalla fama del successo, come Heinrich mi aveva predetto, con conseguenze spiacevoli e in parte ridicole. Gli affari furono facili da sbrigare, giacché affidai la cosa a un agente. Ma arrivarono anche visite, giornalisti, editori e lettere sciocche. Tutto questo durò per qualche tempo; alla fine mi abituai ai piccoli pesi di un nome divenuto rapidamente noto, e mi ripresi dalla prima delusione. La gente fa valere i propri diritti nei confronti di un nome famoso, in modo singolare; non fa distinzione fra ragazzi prodigio, compositori, poeti o rapinatori. Uno vuole avere il ritratto, l’altro l’autografo, un terzo poi chiede denaro; ogni giovane collega invia i suoi lavori, non risparmiando adulazioni e chiedendo un parere, e se non si risponde, o se si dice la propria opinione, allora quello stesso ammiratore diviene improvvisamente sprezzante, rozzo e vendicativo. Le riviste vogliono stampare il ritratto del personaggio, i giornali raccontano la sua vita, le sue origini e descrivono il suo aspetto. Compagni di scuola si fanno ricordare e lontani parenti pretendono di aver detto, già anni prima, che il loro cugino sarebbe diventato famoso.

Fra le lettere di questo tenore, che mi imbarazzavano e mi facevano pena, c’era anche quella della signorina Schniebel, che ci divertì, e quella di qualcuno a cui da lungo tempo non avevo più pensato. Giungeva da parte della graziosa Liddy che mi scriveva, senza però menzionare la nostra discesa in slittino, con il tono di una vecchia amica fedele. Aveva sposato un professore di musica nella sua città natale e mi dava il suo indirizzo affinché potessi inviarle presto tutte le mie composizioni, con una graziosa dedica per lei. Allegava il suo ritratto che mostrava i ben noti lineamenti invecchiati e divenuti più marcati, ed io le risposi con la maggiore gentilezza possibile.

Ma queste inezie appartengono a ciò che affonda senza lasciare traccia. Anche i frutti buoni e magnifici del mio successo — la conoscenza di persone dall’animo nobile e raffinato, che hanno la musica nel cuore e non solo nella bocca — non appartengono alla mia vita, che dopo di allora è rimasta tranquilla, senza più cambiare molto. Mi resta soltanto da raccontare quale strada abbia preso il destino dei miei amici più vicini.

Il vecchio signor Imthor non frequentava più la società come quando c’era Gertrud. Ogni tre settimane, però, dava, nella sua casa ricca di quadri, una serata di scelta musica da camera che frequentavo regolarmente, portando talvolta con me anche i Teiser. Ma Imthor ci teneva che lo andassi a trovare anche al di fuori di tali occasioni. Così ogni tanto gli facevo visita nel tardo pomeriggio, che era la sua ora preferita, nel suo semplice studio, dove pendeva il ritratto di Gertrud. A poco a poco, tra me e il vecchio signore, nacquero una comprensione reciproca e un bisogno di parlare solidi e durevoli, nonostante la freddezza esteriore. Non di rado i nostri discorsi si dirigevano verso ciò che a entrambi stava più a cuore. Dovetti raccontare di Monaco e non nascosi la mia impressione sui rapporti fra i due coniugi.



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